
Illustrazione di Ana Ariane
Don Giovanni, dramma giocoso in due atti di Wolfgang Amadeus Mozartsu libretto di Lorenzo da Ponte apre la Stagione lirica 2023 giovedì 12 gennaio 2023 ore 20.00 (recite domenica 15 gennaio ore 20.00, giovedì 19 gennaio ore 20.00, sabato 21 gennaio, ore 15.30), facendo ritorno per la sesta volta al Teatro Regio di Parma, dopo un’assenza lunga 29 anni.
L’opera va in scena nell’allestimento del Teatro di San Carlo di Napoli, in coproduzione con As.Li.Co. e Fondazione I Teatri di Reggio Emilia, con la regia di Mario Martone ripresa da Raffele Di Florio, le scene e i costumi di Sergio Tramonti, le luci di Pasquale Mari, le coreografie di Anna Redi. Corrado Rovaris dirige l’Orchestra dell’Emilia-Romagna Arturo Toscanini e il Coro del Teatro Regio di Parma, maestro del coro Martino Faggiani. Nei panni del protagonista Vito Priante, per la prima volta al Teatro Regio; con lui protagonisti in scena Mariangela Sicilia (Donna Anna), Marco Ciaponi (Don Ottavio), Giacomo Prestia (Il Commendatore), Carmela Remigio (Donna Elvira), Riccardo Fassi (Leporello), Fabio Previati (Masetto), Enkeleda Kamani (Zerlina).
Tratto dal dramma El burlador de Sevilla y convidado de piedra di Tirso de Molina attraverso il libretto Don Giovanni o sia Il convitato di pietra di Giovanni Bertati per Giuseppe Gazzaniga, Don Giovanni è la seconda opera che compone la trilogia Mozart/Da Ponte, dopo Le nozze di Figaro e prima di Così fan tutte. Composta tra marzo e ottobre 1787, su commissione dell’imperatore Giuseppe II, l’opera debuttò a Praga il 29 ottobre 1787.
“Simbolo di un desiderio di infinito che lo pone in costante relazione con l’Assoluto, Don Giovanni è divenuto un personaggio mitico che ha dato origine a un’imponente letteratura su cui molto si potrebbe dire – scrive il direttore Corrado Rovaris. Ciò che forse più colpisce dell’opera mozartiana è la sua ambiguità di fondo, la pluralità dei registri stilistici, il fatto che un’opera buffa sconfini nel tragico, o meglio che buffo e tragico coesistano, divenendo l’uno lo specchio dell’altro. L’opera vede infatti interagire personaggi di diverse “tipologie”, e dal punto di vista drammaturgico e musicale vi è uno stretto rapporto fra il loro status sociale e il registro stilistico nel quale si esprimono. Da un lato, i personaggi “nobili” come Donna Anna e Don Ottavio sembrano vivere nel mondo dell’opera seria metastasiana, dove il loro ruolo è quello di fungere da custodi di alti valori etici: musicalmente si esprimono in arie che creano vere e proprie oasi contemplative, caratterizzate dal tipico linguaggio fiorito dei virtuosi dell’opera seria. Dall’altro, i personaggi di livello sociale inferiore come Zerlina, Masetto, o Leporello, non hanno nulla dell’opera metastasiana, ma nemmeno sono appiattiti nel convenzionale registro dell’opera buffa. Zerlina, ad esempio, è carattere semiserio, che si esprime musicalmente attraverso stilemi patetici più che buffi. Ma le figure che ruotano attorno a Don Giovanni costituiscono un mondo ben più complesso: Elvira si esprime in versi metastasiani, ma in toni esasperati che suonano sottilmente parodistici, e la sua figura è quasi più tragicomica che di grande eroina tragica. Ma soprattutto, sono gli inquietanti personaggi di Don Giovanni e del Commendatore a trascendere i limiti del teatro musicale di fine ’700. Il Commendatore, con il suo canto ieratico accompagnato dal solenne timbro degli ottoni, come a rappresentare la mano della giustizia divina, richiama una dimensione profondamente sacrale che l’opera “buffa” mai aveva conosciuto fino ad allora; mentre Don Giovanni, protagonista assoluto dell’opera, si trova al centro di questo complesso mondo umano, ed è di volta in volta attratto nella sfera espressiva del personaggio con cui interagisce: si mantiene su un registro “alto” di fronte ad Anna e Ottavio, è insinuante e patetico quando seduce Zerlina, si abbassa allo stile buffo quando schernisce Leporello o deride Elvira, diviene solenne di fronte al Commendatore. Tali registri, tragico e comico, e l’alternanza di affetti che pervadono l’opera, sono esaltati da una sublime orchestrazione che, pur mettendo in risalto ogni singola voce, crea un insieme unico, che ancor oggi affascina per la sua inquietante complessità”.