NORMA DI VINCENZO BELLINI TORNA AL TEATRO REGIO DI PARMA DOPO 20 ANNI

Norma. Illustrazione di Ana Ariane

Norma. Illustrazione di Ana Ariane

Sesto Quatrini dirige l’opera
sul podio dell’Orchestra Filarmonica Italiana
e del Coro del Teatro Regio di Parma,
maestro del coro Martino Faggiani.
Nel cast Angela Meade, Stefan Pop, Michele Pertusi, Carmela Remigio, John Matthew Myers, Mariangela Marini.
Nicola Berloffa firma la regia del nuovo allestimento,
in coproduzione con Teatro Municipale di Piacenza
e Teatro Comunale di Modena, con le scene di Andrea Belli,
i costumi di Valeria Donata Bettella, le luci di Marco Giusti.
 Teatro Regio di Parma
venerdì 18 marzo ore 20.00,
domenica 20 marzo ore 15.30,
venerdì 25 marzo ore 20.00,
domenica 27 marzo 2022 ore 15.30

Norma, tragedia lirica in due atti su libretto di Felice Romani, musica di Vincenzo Bellini, debutta al Teatro Regio di Parma, ove torna in scena dopo 20 anni, venerdì 18 marzo 2022, ore 20.00, recite domenica 20 marzo ore 15.30, venerdì 25 marzo ore 20.00, domenica 27 marzo 2022, ore 15.30. Sesto Quatrini dirige l’opera per la prima volta sul podio dell’Orchestra Filarmonica Italiana e del Coro del Teatro Regio di Parma, maestro del coro Martino Faggiani. Protagonisti Angela Meade (Norma), Stefan Pop (Pollione), Michele Pertusi(Oroveso), Carmela Remigio (Adalgisa), John Matthew Myers (Flavio), Mariangela Marini (Clotilde).
L’opera va in scena nel nuovo allestimento realizzato in coproduzione con Teatro Municipale di Piacenza e Teatro Comunale di Modena, con la regia di Nicola Berloffa, le scene di Andrea Belli, i costumi di Valeria Donata Bettella, le luci di Marco Giusti, collaboratore alle luci Giorgio Valerio.
 
Composta per il debutto al Teatro alla Scala, dove l’impresario Giuseppe Crivelli mirava ad assicurarsi un titolo belliniano per l’inizio della stagione dopo i successi milanesi de Il pirata, La straniera, I Capuleti e i Montecchi e La sonnambula, l’opera fu rappresentata il 26 dicembre 1831 con un cast d’eccezione composto dai soprani Giulia Grisi e Giuditta Pasta, dal tenore Domenico Donzelli e dal basso Vincenzo Negrini.
 
Tratto dalla tragedia Norma, ou L’infanticide di Alexandre Soumet, andata in scena al Théâtre Royal de l’Odéon di Parigi nell’aprile del 1831, il libretto di Felice Romani riutilizza il soggetto ambientato nella Gallia al tempo dell’antica Roma sfrondandolo degli elementi fantastici, introducendo elementi legati alla ritualità pagana e modificando il finale. “Non è improbabile – spiega Giuseppe Martini – che, essendo il ruolo di Norma destinato a Giuditta Pasta che l’anno precedente al Carcano di Milano aveva cantato un’aria di pazzia nel finale di Anna Bolena di Donizetti, evidentemente ancora ben vivo nella memoria del pubblico milanese, Romani e Bellini abbiano per questo deciso di cambiare anche il finale di Soumet, in cui Norma alla fine impazzisce e uccide i figli per poi gettarsi da una rupe, optando invece per il classico motivo dell’unione degli amanti nella morte e della generosità d’animo di Norma che accusa se stessa scagionando Adalgisa, più coerente alla psicologia sentimentale della protagonista. I nodi drammaturgici riprendevano idee già impresse nell’immaginario teatrale del pubblico (la figura della sacerdotessa che infrange i voti per amore era stata resa popolare dalla Vestale di Spontini e l’infanticidio come reazione al tradimento amoroso risale a Medea). L’opera attualizza perciò in chiave romantica elementi propri della tragedia classica spostando l’ambientazione nel mondo barbarico”.
 

Norma, Teatro Municipale di Piacenza. Foto Craved

Norma, Teatro Municipale di Piacenza. Foto Craved

L’allestimento firmato da Nicola Berloffa sceglie di ambientare la vicenda nel XIX secolo, nel periodo delle lotte e delle rivoluzioni indipendentiste che hanno segnato l’Europa. “Sullo sfondo di una guerra continua – scrive il regista Nicola Berloffa – osserviamo i detriti di una società vinta e conquistata. Da un lato troviamo i Galli sconfitti che vivono reclusi in un palazzo ottocentesco incendiato e devastato, ultime vestigia di un potere perduto. Nessun druido con la barba, ma vecchi generali e soldati attaccheranno con le poche forze restanti Norma cercando di estorcerle il segnale atto a una agognata e penosa nuova Rivoluzione. In questo adattamento si è spostata l’azione del dramma verso un Ottocento europeo, nel periodo delle grandi lotte e delle rivoluzioni interne che hanno segnato il XIX secolo, ma sono state rispettate assolutamente le dinamiche conflittuali tra vincitori e vinti, i deliri amorosi e le gelosie uterine delle eroine belliniane. Potremmo trovarci a Solferino o a Parigi ai tempi della guerra prussiana. Vedremo cadere Norma, da ‘donna del popolo’ a nuova vittima designata, perché nell’arco del racconto la sacerdotessa passa da beniamina a traditrice con una logica assolutamente moderna e marziale: nessun processo l’attende, solo una condanna urlata dalla piazza con una relativa violenta esecuzione. I temi suggeriti dal libretto potrebbero portarci a una facile attualizzazione, ma questo non è necessario perché la scrittura musicale di Bellini riesce in modo moderno a farci scoprire personaggi che, una volta liberati dai numeri di parata, provano sentimenti umani. Che sono gli stessi che proviamo noi oggi”.

https://www.teatroregioparma.it/

Testo e foto a cura dell’Ufficio stampa Teatro Regio Parma

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NORMA DI VINCENZO BELLINI TORNA AL TEATRO REGIO DI PARMA DOPO 20 ANNIultima modifica: 2022-03-07T14:30:37+01:00da coolmag
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