Paul Weller, Torino, 25 giugno 2010, Università Dams MTV DAYS 2010

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Le nuove generazioni, figlie della tecnologia esasperata, sono inondate dalla musica. Hanno ipod all’ultimo grido con hard disk potentissimi, si portano a spasso 1000, 2000 e più canzoni da ascoltare per una settimana senza interruzioni. Come bere un bicchier d’acqua. Ecco, per loro la musica è come l’acqua: bagna momentaneamente, poi evapora senza lasciar traccia. Hai tutto, ma è come non avere niente. Non che non lo sapessi, ma venerdi 25 giugno al Dams di Torino ne ho avuto l’ennesima conferma: mi chiedo se le nuove generazioni avranno mai la possibilità, la voglia e l’amore di fare 350 km. per ascoltare 4 canzoni, un’intervista e poi stringere la mano a un musicista che (lui sì) ha lasciato un segno profondissimo nell’anima e nel cuore di tutti i fans nati nei Sixties. Giornata memorabile. Paul Weller ci riceve nell’aula dell’università e viene intervistato per 45 minuti dall’ottimo Bill Flanagan. Risponde a cuore aperto. Non ha un carattere facile, i suoi screzi con la stampa sono memorabili, ma Flanagan è un vecchio marpione: si presenta sul palco senza appunti, fa domande a braccio sempre sensate e mai banali trasformando l’intervista in una toccante retrospettiva sulla vita di Paul. Il Modfather spiega il suono metropolitano dell’ultimo disco “Wake up the nation” motivandolo con una voglia sfrenata di spingersi sempre oltre i canonici limiti compositivi del rock. Ha ancora una gran voglia di nuove sfide. Insomma: non abdica. Flanagan gli domanda come si sente a essere un punto di riferimento per i nuovi musicisti e lui risponde che la cosa lo inorgoglisce. Racconta del padre recentemente scomparso e lo ricorda come un amico di bevute, come il suo primo fan; quello che l’ha incoraggiato a non mollare mai, nemmeno nei momenti di scarsa fama: come alla fine degli Anni ‘90, dopo lo scioglimento degli Style Council, quando il grande pubblico l’aveva abbandonato e si ritrovò a suonare per 2 anni davanti a poche decine di persone ogni sera prima di ripartire con una sfolgorante carriera solista. Flanagan si risparmia la solita penosa domanda su Bruce Foxton, e se la presenza di quest’ultimo nell’ultimo album di Weller porterà a una reunion dei Jam, ma affronta l’argomento con tatto e discrezione. Paul non si tira indietro e ammette che era il momento e la situazione giusta per rivedersi, avendo avuto entrambi lutti dolorosi (lui, appunto, il padre; Foxton, la moglie). Poi ricorda l’ossessione giovanile per la musica (“Volevo esser Paul McCartney”), si scopre uomo appagato e artista felice (essere una rockstar non gli interessa) e invita il pubblico a metter su una band, a parlare di più con mogli, mariti, figli, genitori e a spegnere gli stramaledetti computer. Poi viene il momento della musica, e con la band al completo (Steve Craddock, Andy Lewis, Steve Pilgrim, Andy Croft) con 4 chitarre e un basso, ci regala “All on misty morning” da “As in now”, “Mistress Brown” dal penultimo singolo, “That’s entertainment” dal repertorio Jam, “No tears no cry” da “Wake up the nation”. Alla fine dello show mi avvicino a lui, gli chiedo un autografo sulla mia canzone preferita (My ever changing moods: periodo S.C.), me lo concede con allegria, mi stringe con forza la mano e mi abbraccia. Per me, cresciuto col culto del Modfather, è un momento emozionante: non solo perchè è il mio artista preferito, ma anche perchè da 30 anni leggo e mi procuro ogni articolo o trafiletto di giornale che lo riguarda: non per fanatismo, ma per capire e sapere che cosa ascolta Weller in quel preciso momento. Grazie a lui, inoltre, ho scoperto un sacco di artisti starordinari. Il mio motto è sempre stato “Se piace a lui piacerà anche a me”: e quindi vai con Marvin Gaye, Tim Hardin, Burt Bucharach, Terry Callier, Sly and the Family Stone, Miles Davis e John Coltrane, Traffic, Motown e Stax. Incontrarlo, quindi, è stato come incontrare un vecchio vicino di casa o un fratello maggiore, che più scafato di me in materia di musica mi dà sempre lo stesso consiglio: “Hey amico, senti questo disco, non è male”. Per combinazione, Paul ha anche scritto le più belle canzoni che abbia mai ascoltato. Per cui, abbracciandolo, è stato come abbracciare tutta la musica che amo di più. Cosimo Calogiuri

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Paul Weller, Torino, 25 giugno 2010, Università Dams MTV DAYS 2010ultima modifica: 2010-06-29T09:55:00+02:00da coolmag
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