Festival Verdi 2021, Teatro Regio di Parma: ultima rappresentazione di UN BALLO IN MASCHERA (GUSTAVO III)

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Stasera, 15 Ottobre 2021, ultima rappresentazione dell’opera:  Un ballo in maschera (Gustavo III), melodramma in tre atti, su libretto di Antonio Somma da Gustave III ou Le bal masqué di Eugène Scribe che ha inaugurato il XXI Festival Verdi lo scorso settembre 2021. Il nuovo allestimento si è avvalso della regia di Jacopo Spirei dal progetto di Graham Vick, con le scene e i costumi di Richard Hudson, le luci di Giuseppe Di Iorio, i movimenti coreografici di Virginia Spallarossa.

p-1Roberto Abbado dirige l’opera per la prima volta, sul podio della Filarmonica Arturo Toscanini e del Coro del Teatro Regio di Parma, preparato da Martino Faggiani, nell’edizione critica della partitura a cura di Ilaria Narici. Il libretto è quello ad ambientazione svedese, così come concepito da Verdi per il debutto a Roma, prima che i censori pontifici imponessero la trasposizione della vicenda nella Boston coloniale. Il cast vocale riluce della presenza di Piero Pretti (Gustavo III), Maria Teresa Leva (Amelia) al posto di Anna Pirozzi, Amartuvshin Enkhbat (al debutto nel ruolo di Conte Gian Giacomo di Anckastrom), Anna Maria Chiuri (Ulrica), Giuliana Gianfaldoni, (al debutto nel ruolo di Oscar e per la prima volta al Teatro Regio e al Festival Verdi), Fabio Previati (Cristiano), Fabrizio Beggi (Ribbing, per la prima volta al Teatro Regio e al Festival Verdi), Carlo Cigni (Dehorn), Cristiano Olivieri (Ministro di Giustizia), Federico Veltri (Un servo del Conte, già allievo dell’Accademia Verdiana, per la prima volta al Teatro Regio e al Festival Verdi). Le parti della banda in palcoscenico sono interpretate dall’Orchestra Rapsody.

p-3Il XXI Festival Verdi è stato dedicato a Graham Vick, l’artista, recentemente scomparso, dallo sguardo acuto, dalla straordinaria sensibilità, dall’attenzione ai giovani talenti, dalla capacità di portare alla luce le ipocrisie e le incoerenze del nostro vivere sulle note di partiture scritte secoli fa, dalla capacità far scoprire l’opera e farla amare alle comunità più vaste e lontane dal mondo della cultura, mettendone in luce i valori, i sentimenti, i temi che la legano così strettamente alla nostra contemporaneità, alla nostra quotidianità. Per ricordarne e testimoniarne la forza poetica,

Madella-Un_ballo_in_mascheraAtto primo

Nel palazzo del re di Svezia Gustavo III è in programma, per il giorno successivo, un ballo in maschera: leggendo la lista degli invitati alla festa appena portatagli dal paggio Oscar, il re nota con emozione che ci sarà anche Amelia – moglie del suo fedele segretario e miglior amico Ankastrom – di cui è innamorato (“la rivedrà ma splendida”). Questi sopraggiunge per rivelargli le trame di congiura che si stanno consumando contro di lui, esortandolo alla prudenza perché il suo popolo ha bisogno di lui (“alla vita che t’arride”). Gustavo, sulle prime timoroso che Ankastrom sapesse del suo amore per Amelia, non bada a quelle chiacchiere. Anzi, imbaldanzito, decide non solo di non firmare il bando contro la maga Ulrica, ma, convinto dal parere di Oscar (“pallida pallida”), pensa di farle uno scherzo invitando tutti nell’antro dell’indovina per ascoltare le sue profezie, fra la preoccupazione di Ankastrom che intravede in quell’idea un’occasione offerta ai congiurati. Nell’abituro di Ulrica arriva la folla, con Gustavo nascosto nei panni di un pescatore. La maga invoca il demonio (“re dell’abisso affrettati”). Le si avvicina il marinaio Cristiano per sapere se il futuro gli riserva una ricompensa ai servigi per il re (“su, fatemi largo”) e Ulrica gli predice una promozione e del denaro. Il re, senza essere visto, infila nella borsa di cristiano un foglio e delle monete. Grande è lo stupore quando l’uomo li scopre: la maga ha avuto ragione! Annunciata da un servo di Ankastrom, arriva Amelia per chiedere a Ulrica di scioglierla da una passione illecita che la affligge. L’indovina le consiglia di raccogliere un’erba magica a mezzanotte nel campo dei condannati a morte (“della città all’occaso”). ma Gustavo vede e sente tutto e decide che quella notte seguirà la sua amata. Poi sfida Ulrica e si fa leggere il futuro (“dì tu se fedele”). Dopo avergli visto la mano, la maga lo allontana turbata e, solo dopo aspre sollecitazioni, gli rivela che sarà ucciso per mano di un amico e l’amico sarà il primo che gli stringerà la mano. Il re si meraviglia (“è scherzo od è follia”) e per dimostrare la fallacia del vaticinio, porge la mano a chiunque, ma tutti si allontanano scaramantici. Entra Ankastrom, che gli va incontro, lo saluta stringendogli la mano. Tutti tirano un sospiro: costui è al di sopra di ogni sospetto: è il suo migliore amico. Il re svela la propria identità, revoca il bando a Ulrica e il popolo lo acclama.

Atto secondo

In una notte di luna velata, nel sinistro campo nei dintorni di Stoccolma, Amelia angosciata e spaventata si aggira alla ricerca dell’erba magica che le ha indicato l’indovina (“ma dall’arido stelo divulsa”). Un rumore. Una figura. Un attimo di terrore. Ma è Gustavo, che con accorate e insistenti parole di seduzione riesce a farle confessare il suo amore (“non sai tu che se l’anima mia”). Proprio quando i due si abbracciano, sopraggiunge un’altra persona. È Ankastrom. Amelia si vela il volto all’istante per non essere riconosciuta dal marito, arrivato fin lì per avvertire il suo re di un grave pericolo: alcuni congiurati tramano a poca distanza contro di lui. Lo esorta alla fuga indicandogli la via più sicura. Gustavo si trova ora fra incudine e martello: allontanare Ankastrom e rischiare la vita o abbandonare Amelia? Supplicato dall’amata e in imbarazzo per la circostanza tutt’altro che eroica, decide di accogliere la proposta di Ankastrom e mettersi in salvo (“odi tu come fremono cupi”), ma per assicurare salvezza ad Amelia la consegna proprio a Ankastrom con la promessa di scortarla fino alle porte della città senza mai rivolgerle la parola e guardarla in volto. Ankastrom compie con zelo la consegna dell’amico, ma nel rientrare incontra i congiurati, delusi di aver trovato lui e non Gustavo, che gli chiedono almeno di vedere chi sia l’amante del re (“ve’ se di notte”). Ankastrom si oppone ed estrae la spada. In quel momento la luna squarcia le nubi, la notte si illumina e Amelia, nel cercare istintivamente di proteggere il marito dall’assalto armato, perde il velo. Sgomento, Ankastrom riconosce la moglie. I congiurati ridono, credendo che il marito abbia portato la moglie ad amoreggiare in campagna. Ma Ankastrom non ha nulla da ridere, anzi, si avvicina ai congiurati e li convoca per l’indomani a casa sua. Poi mantiene la promessa fatta al re e, strattonando per il braccio la moglie, la riaccompagna fino alle porte della città senza rivolgerle parola.

Atto terzo

Nel suo studio, Ankastrom rimugina sull’accaduto ed è più che mai deciso a punire Amelia con la pena estrema. Riluttante e con fastidio, dopo averla accolta e aver ascoltato le sue suppliche, le concede di abbracciare il figlio per l’ultima volta (“morrò, ma prima in grazia”). Quella scena lo fa pensare. Una volta rimasto da solo nella propria mestizia, capisce infatti che non è Amelia la persona da colpire per lavare l’offesa del tradimento, ma Gustavo, l’uomo che ha rotto in quel modo la loro amicizia e macchiato il suo matrimonio (“e sei tu”). Ma ecco che entrano Dehorn e Ribbing, convocati da Ankastrom, che si dichiara, con loro grande sorpresa, non già pronto a rivelare la loro congiura, ma a unirsi ai loro piani omicidi verso il re. Una sola richiesta avanza in cambio della loro fiducia: il privilegio di essere egli stesso a colpire a morte Gustavo. Dehorn e Ribbing non sono però disposti a rinunciare a questa soddisfazione, dal momento che ciascuno di loro intende vendicarsi personalmente di gravi torti che Gustavo avrebbe inflitto alle loro famiglie (“tutti stretti alla fede d’un patto”). Ankastrom propone allora di affidarsi alla sorte per decidere chi sarà il sicario: approfitta del rientro casuale di Amelia e fa estrarre beffardamente proprio a lei, senza rivelarle le sue trame, il biglietto con il nome del destinato. Ankastrom esulta quando scopre che il nome estratto è proprio il suo. Quando poi Oscar entra con l’invito per Ankastrom e signora al ballo in maschera, i congiurati capiscono l’occasione che gli si presenta su un piatto d’argento, fra il sospetto e la disperazione di Amelia. Intanto Gustavo ha deciso di porre una fine ai propri sentimenti per Amelia. (“ma se m’è forza perderti”). Entra Oscar con un biglietto anonimo per il re: è la scrittura di una donna che lo avverte di non recarsi al ballo perché rischia di essere ucciso. Gustavo non teme però un pericolo di questo genere e decide di andare comunque, per poter almeno rivedere per l’ultima volta la sua Amelia. Nella sala da ballo del palazzo, nel cuore della festa in maschera, si aggira Ankastrom con lo scopo di inviduare il travestimento sotto il quale si cela il re. Riesce a farselo indicare da Oscar, dapprima riluttante, con la scusa di gravi informazioni da riferire urgentemente al sovrano. Intanto Amelia, anch’ella in maschera, si è avvicinata a Gustavo per pregarlo di mettersi in salvo: inizialmente convinto che si tratti della misteriosa donna del biglietto, solo quando le si spezza la voce dall’emozione riconosce in lei la sua amata. Ma è tardi: non fa in tempo a comunicarle la sua decisione di rimpatriarla insieme al marito e a dirle addio che su di lui si avventa il pugnale di Ankastrom. In sala piombano il silenzio e raccapriccio. In punto di morte, Gustavo riesce a rivelare di non aver mai attentato alla purezza di Amelia e di aver deciso di rinunciare a lei per amor d’amicizia. Orrore generale, ma più di tutti quello di Ankastrom, che si rende conto del gesto abominevole che ha appena compiuto.

Testo e foto a cura dell’ufficio stampa Teatro Regio di Parma http://www.teatroregioparma.it/

Festival Verdi 2021, Teatro Regio di Parma: ultima rappresentazione di UN BALLO IN MASCHERA (GUSTAVO III)ultima modifica: 2021-10-15T16:31:33+02:00da coolmag
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